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“Paziente (SCASSAMARONI)” al Ps di Avola, l’Asp avvia un procedimento disciplinare e attende chiarimenti

Il direttore generale dell’Asp di Siracusa Alessandro Caltagirone ha richiesto l’avvio di un procedimento disciplinare nei confronti del dirigente medico responsabile di quanto accaduto nei giorni scorsi al Pronto soccorso dell’ospedale di Avola

PS di Avola, classificazione inopportuna di un paziente nel verbale di dimissione

Il direttore generale dell’Asp di Siracusa Alessandro Caltagirone ha richiesto l’avvio di un procedimento disciplinare nei confronti del dirigente medico responsabile di quanto accaduto nei giorni scorsi al Pronto soccorso dell’ospedale di Avola.

“Non appena ne sono venuto a conoscenza, assieme al direttore sanitario aziendale, ho chiesto al direttore del Pronto soccorso dell’ospedale di Avola di fornire chiarimenti e di disporre nell’immediatezza l’avvio di un procedimento disciplinare nei confronti del dirigente medico responsabile di tale assurda condotta”.

E’ quanto afferma il direttore generale dell’Asp di Siracusa Alessandro Caltagirone alla notizia dell’ingiustificabile ed offensivo aggettivo inspiegabilmente riportato nel verbale di dimissione di un paziente da parte del medico che lo aveva preso in carico al Pronto soccorso dell’ospedale di Avola, pubblicato su Facebook e ripreso dagli organi di stampa.

“Il costante lavoro quotidiano volto ad accrescere la credibilità del nostro sistema sanitario regionale e a migliorare il rapporto di fiducia tra le istituzioni sanitarie e i cittadini – evidenzia il direttore generale Caltagirone – viene purtroppo compromesso da singoli comportamenti non consoni al ruolo e all’etica professionale, nonché al rispetto del cittadino che accede con fiducia ai nostri servizi sanitari in uno stato di fragilità. Esprimo le più profonde scuse dell’Azienda al paziente che è stato purtroppo destinatario di un comportamento soggettivo – conclude il manager – comunque ben lontano dal buon operato di tanti altri sanitari che si prodigano anche a rischio, a volte, della propria incolumità”.


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