Ultime news

“Noi piegati dal dolore, mia figlia non vuole uscire da casa”: parla la madre della ragazzina aggredita ad Avola

"Abbiamo ricevuto tanti messaggi di solidarietà. Avola è un bel paese, non mi aspettavo tutto questo affetto. Mi sento sola, perché la mia famiglia è in Africa, ma qui sto ricevendo tanto sostegno", aggiunge la madre

Non si concede alle telecamere, non vuole esporre ulteriormente la propria famiglia: un atteggiamento tipico di chi sta vivendo una ferita profonda e teme di mostrare il proprio lato più fragile. Protetta dalla cornetta di un telefono, però, la madre della ragazzina picchiata brutalmente nella serata del 26 aprile ad Avola ha deciso di raccontare quanto accaduto a sua figlia.
La sua voce, carica di emozione, tradisce il dolore.

L’aggressione, ripresa in un video che sta facendo il giro dei social, mostra scene di inaudita violenza: la giovane, di origini senegalesi, viene aggredita, spinta a terra, tirata per i capelli e colpita prima da una coetanea, poi da altre ragazze. Le protagoniste hanno tutte circa 14 anni.
Secondo quanto riferito dalla madre, la figlia sarebbe stata presa di mira e additata come la “straniera” e l’autrici di insulti indicibili.

La donna ricostruisce così i fatti: “Mia figlia era uscita con la sua comitiva quando un gruppo di ragazze ha iniziato a insultarla usando parole volgari. Loro sostengono che sia stata mia figlia a provocare, ma non è vero: mia figlia non le conosce nemmeno. Prima una ragazzina l’ha colpita, poi si sono aggiunte le altre del gruppo. Io e la mia famiglia siamo di origine senegalese e le hanno rivolto insulti razzisti”.

Non è la prima volta che la giovane subisce episodi simili: “Era già accaduto alle scuole elementari, anche allora con insulti a sfondo razzista, ma senza violenza fisica. Mia figlia è nata qui, in Sicilia, nel 2011, e noi siamo in Italia dal 2003. Ora mia figlia è traumatizzata: non vuole più uscire né andare a scuola. Io cerco di starle accanto, ma è difficile. Non so se riusciremo a superare questo dolore. Siamo tutti piegati, stiamo tutti piangendo. Non me lo aspettavo”

In questo momento così buio, però, un filo di luce arriva dalla comunità di Avola: “Abbiamo ricevuto tanti messaggi di solidarietà. Avola è un bel paese, non mi aspettavo tutto questo affetto. Mi sento sola, perché la mia famiglia è in Africa, ma qui sto ricevendo tanto sostegno”, aggiunge la madre, con un filo di speranza nella voce.

Anche da Siracusa un gruppo di associazioni si sta mobilitando: martedì 29 aprile, alle 17:30, nella sede dell’associazione Zuimama Arciragazzi in via Sant’Orsola 12 a Siracusa, si terrà un incontro per programmare un sit-in volto a promuovere una cultura della responsabilità, della solidarietà e del rispetto.

C’è un tempo in cui il silenzio rende complici”, si legge nella nota congiunta firmata da diverse associazioni, tra cui Arci, Stonewall e Astrea in memoria di Stefano Biondo.

“Episodi come questo impongono serie riflessioni e mettono in evidenza il fallimento educativo che coinvolge l’intera comunità: famiglie, scuole, istituzioni, associazioni. – continua la nota – È necessario avviare un dialogo vero, costante e costruttivo tra tutte le componenti della comunità educante, per costruire, rafforzare e rilanciare percorsi di sensibilizzazione, prevenzione e recupero. Non siamo più di fronte a un’emergenza straordinaria: la violenza, la mancanza di rispetto, l’assenza di empatia stanno diventando drammi quotidiani. Per questo motivo invitiamo tutte e tutti — giovani, famiglie, scuole, enti, associazioni, rappresentanti istituzionali (ANCI, Prefettura, Forze dell’Ordine, Ufficio Scolastico Provinciale), insegnanti, educatori ed educatrici — a unirsi a un incontro pubblico di confronto e programmazione”.

La reazione solidale di tanti cittadini di Avola e Siracusa dimostra che c’è ancora chi non si arrende, chi sa riconoscere l’ingiustizia e sceglie di non restare in silenzio.


© Riproduzione riservata - Termini e Condizioni
Stampa Articolo


© Riproduzione riservata - Termini e Condizioni