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Avola, la scuola come presidio emotivo per disinnescare la violenza: il punto di vista degli esperti Fabio Portuesi e Daniela Virgilio

A parlare lo psicologo pedagogista del progetto "sportello pedagogico" e la vice presidente di Anpe

Lo psicologo-pedagogista Fabio Portuesi a seguito dei recenti episodi violenti esprime la propria preoccupazione e lancia un’allerta alla comunità tutta: “La violenza tra adolescenti è un fenomeno complesso, radicato in molteplici fattori: disagio personale, familiare, emarginazione sociale, abuso di tecnologia, carenza di riferimenti educativi e modelli positivi. Si manifesta in varie forme, dalla violenza fisica al cyberbullismo, e può avere conseguenze gravi sia per le vittime che per gli autori, influenzando il tessuto sociale e la sicurezza delle comunità. Per gestire efficacemente il problema, è necessario un approccio integrato e multilivello, coinvolgendo istituzioni, famiglie e società civile”. Fabio Portuesi, che dal 2009 si occupa di Sportello pedagogico nelle scuole, sottolinea che bisogna intervenire con urgenza partendo dalle famiglie, le prime agenzie educative chiamate ad assolvere quest’arduo compito. “Gestire la violenza giovanile richiede un sistema di prevenzione, intervento e recupero, con un forte coordinamento tra scuola, famiglia, istituzioni e società civile. Questi episodi drammatici ci parlano di una generazione che si sente sola, che fatica a gestire le proprie emozioni e che troppo spesso trova nella violenza l’unico linguaggio possibile. L’azione più efficace è anticipare il problema, dando ai ragazzi strumenti per gestire la propria emotività e costruire relazioni sane”. La scuola, secondo il professionista, deve puntare sempre più su modelli educativi efficaci cercando di “patologizzare” di meno gli alunni e puntare di più in una prospettiva educativa nuova e trasversale.

Alla sua voce si aggiunge quella di Paola Daniela Virgilio, vice presidente nazionale di Anpe, Associazione Nazionale Pedagogisti Italiani e impegnata all’Ufficio Scolastico Regionale della Sicilia in una ricerca/sperimentazione per la costruzione e misurazione delle competenze trasversali nelle scuole. “Lavorare sulle competenze trasversali a scuola significa andare oltre la trasmissione di saperi: vuol dire accompagnare i ragazzi nella costruzione della propria identità, offrendo loro strumenti per comprendersi, relazionarsi, scegliere con consapevolezza e affrontare la complessità del mondo con intelligenza emotiva e responsabilità umana. Pensiamo, ad esempio, alla capacità decisionale: quando un adolescente impara a valutare autonomamente pro e contro di una scelta. La flessibilità e adattabilità, poi, si manifestano ogni volta che uno studente riesce a riformulare un progetto di gruppo dopo un imprevisto, o accetta di collaborare con compagni diversi dai soliti. Ed ancora, la responsabilità sociale: la si costruisce quando un ragazzo sceglie di non voltarsi dall’altra parte davanti a un atto di bullismo, o si assume la responsabilità delle proprie azioni anche quando è difficile farlo. Introdurre e coltivare queste competenze significa educare alla cittadinanza, alla convivenza, alla vita. Siamo sperimentando nelle scuole oltre trenta competenze trasversali”.


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