Ricordate stamani, con una doppia cerimonia, alla presenza della autorità civili e militari e dei rappresentanti delle sigle sindacali le vittime dei “Fatti di Avola”. Il 2 dicembre del 1968 costituisce una pagina indelebile nella storia delle lotte dei lavoratori italiani. Quel terribile giorno due braccianti rimasero a terra, esanimi, uccisi dalla Polizia e decine furono ricoverati in ospedale con gravi ferite.
I fatti di Avola rappresentano non soltanto la memoria del mondo operaio, ma il momento per ribadire la necessità di non disperdere il sacrificio di Angelo Sigona e Giuseppe Scibilia oltre alle conquiste di tutela e diritti per tutti i lavoratori.
“Sono passati 56 anni dai Fatti di Avola, il ricordo e l’omaggio alle vittime di quei tragici fatti, Angelo Sigona e Giuseppe Scibilia, che hanno segnato profondamente la storia della nostra comunità Avolese e del nostro Paese – ha dichiarato il sindaco Rossana Cannata –Con la loro vita si è scritta una pagina di storia che ha portato a conquiste importanti con l’introduzione dello Statuto dei Lavoratori e che ancora oggi ci ricorda che i diritti e la dignità dei lavoratori restano una priorità della nostra società. Ieri come oggi.”
“Purtroppo si continua a morire ancora di lavoro e questo è inaccettabile – sottolinea Emanuele Sorrentino segretario della Uil Pensionati – La nostra presenza deve essere da monito affinché a distanza di 56 anni quel sacrificio non rimanga vano o passi nel silenzio. Dobbiamo continuare a tenere alta l’attenzione per fermare questa scia di sangue, per rivendicare condizioni migliori per i braccianti agricoli e ridare dignità al lavoratore stesso. Anni fa si manifestava per rivendicare un salario dignitoso a causa delle gabbie salariali, oggi questo diritto viene invece attaccato dal decreto sicurezza e dall’autonomia differenziata che non ci permette di far sì che i lavoratori siano considerati tali”.
Alla cerimonia erano presenti anche i familiari di Giuseppe Scibilia: le due figlie Carmela e Paola e la nipote Ivana. Da sempre, le figlie, assieme alla vedova Itria (scomparsa pochi anni fa) chiedono a gran voce che sia fatta piena luce su quanto accaduto quel 2 dicembre di 56 anni fa. Per quanto assurdo, infatti, non fu mai celebrato alcun processo.
Il sacrificio di Scibilia e Sigona, nonostante tutto, non è stato vano. “Da quella tragedia nacque una nuova consapevolezza collettiva, che contribuì a importanti conquiste sindacali, come l’approvazione dello Statuto dei Lavoratori – afferma il segretario generale Cisl Siracusa Roberto Alosi – Fu il segnale che i diritti non si ottengono mai per concessione, ma attraverso la lotta, l’unità e il coraggio di chi non si piega davanti alle ingiustizie.
Oggi, a distanza di 56 anni, dobbiamo chiederci cosa quei fatti ci insegnano per il presente. In un contesto di lavoro sempre più precario, dove spesso si tornano a vedere condizioni di sfruttamento, è nostro dovere raccogliere quell’eredità di lotta e continuare a difendere chi lavora, chi soffre, chi non si rassegna.
Il ricordo dei Fatti di Avola non deve essere solo un atto di memoria, ma un impegno concreto. La CGIL di Siracusa continuerà a essere al fianco dei lavoratori e delle lavoratrici, per costruire una società più giusta, solidale e rispettosa dei diritti di tutti. Giuseppe e Angelo vivono nelle nostre battaglie quotidiane. Non li dimenticheremo mai”.
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